dopoguerra pt3

La distensione finì con l’invasione sovietica dell’Afghanistan del 1979. Gli anni successivi furono contraddistinti da un contesto di elevata tensione con gli Stati Uniti di Ronald Reagan che aumentarono le pressioni diplomatiche, militari ed economiche sull’Unione Sovietica, in un momento in cui essa soffriva di stagnazione economica. A partire dalla metà degli anni 1980, il nuovo leader sovietico Michail Gorbačëv introdusse le riforme liberali note come glasnost (“trasparenza”) e perestrojka (“riorganizzazione”). Contestualmente, nei paesi satelliti dell’Europa orientale si fecero sempre più forti le istanze per affermare le loro sovranità nazionali e cambiamenti di regime in senso democratico, Gorbačëv scelse di smettere di sostenere militarmente i governi comunisti allineati. Nel 1989 la caduta della cortina di ferro successiva al picnic paneuropeo e un’ondata di rivoluzioni pacifiche (con l’eccezione della Romania) portò al rovesciamento di quasi tutti i regimi marxisti-leninisti del blocco orientale. Tutto ciò portò alla dissoluzione formale dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991 e al crollo dei governi comunisti in gran parte dell’Africa e dell’Asia. La Federazione Russa divenne lo stato successore dell’Unione Sovietica, mentre tutte le altre repubbliche emersero come stati post-sovietici completamente indipendenti. Gli Stati Uniti rimasero l’unica superpotenza mondiale.

il dopoguerra pt2

La prima fase della guerra fredda iniziò poco dopo la fine della seconda guerra mondiale quando gli Stati Uniti e i loro alleati dell’Europa occidentale cercarono di rafforzare i legami reciproci e ricorsero alla politica di contenimento contro l’influenza sovietica. Ciò avvenne soprattutto attraverso la formazione nel 1949 della NATO, essenzialmente un accordo difensivo, a cui l’URSS replicò con il Patto di Varsavia nel 1955. Le principali crisi di questo primo ventennio comprendono il blocco di Berlino, la rivoluzione comunista cinese, la guerra di Corea, la rivoluzione ungherese del 1956, la crisi di Suez, la crisi di Berlino del 1961 e, soprattutto la crisi dei missili di Cuba in cui ci si trovò molto vicini al conflitto nucleare. Dopo la crisi cubana iniziò una nuova fase. Nel 1968 l’URSS invase la Cecoslovacchia per fermare la Primavera di Praga, mentre gli Stati Uniti dovettero far fronte a forti contestazioni interne per il loro coinvolgimento nella guerra del Vietnam. L’affermarsi di un movimento pacifista a livello globale e la paura di una guerra nucleare spinse, a partire dagli anni 1970, entrambe le parti a intraprendere un processo di “distensione”. Un certo numero di governi marxisti-leninisti autoproclamati si formarono nella seconda metà degli anni 1970 nei paesi in via di sviluppo.

il dopoguerra

Sotto Stalin l’Unione Sovietica uscì dalla seconda guerra mondiale (chiamata nell’URSS “grande guerra patriottica”) come una delle principali potenze mondiali, con un territorio che inglobava gli Stati baltici e una porzione significativa della Polonia ante-guerra, unitamente a una sostanziale sfera d’influenza nell’Europa orientale (vedi Impero sovietico). Il confronto politico tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti persistette per molti anni e viene denominato con il termine di guerra fredda.

continua la guerra tra Urss e impero Naz!sta e la dichiarazione al Giappone

Aggredita dalle truppe di Hitler con l’operazione Barbarossa, iniziata il 22 giugno 1941, l’Unione Sovietica vide la porzione occidentale del territorio rapidamente occupata dal nemico, che vi commise eccidi e devastazioni. Grazie anche al trasferimento a oriente delle industrie belliche, reso possibile dal periodo di pace guadagnato con il patto di non aggressione con la Germania nazista, ed ai massicci aiuti in armi ed altro equipaggiamento ricevuti da Stati Uniti e Regno Unito, l’Unione Sovietica riuscì a bloccare l’invasione e, a partire dalle vittoriose battaglie di Stalingrado e di Mosca, a respingere le truppe dell’Asse. L’avanzata dell’Armata Rossa si concluse a Berlino nel maggio 1945. La bandiera dell’Unione Sovietica issata in cima al Reichstag al termine della battaglia di Berlino Tra il 4 e l’11 febbraio del 1945 nel palazzo imperiale di Livadia si tenne la conferenza di Yalta, il più famoso degli incontri fra Stalin, Churchill e Roosevelt, nei quali fu deciso quale sarebbe stato l’assetto politico internazionale al termine della seconda guerra mondiale. In particolare a Yalta furono poste le basi per la divisione dell’Europa e del mondo in zone di influenza. In seguito agli accordi di Yalta l’Unione Sovietica dichiarò guerra all’Impero giapponese l’8 agosto 1945 (nonostante fosse ancora in vigore con l’Impero giapponese il patto di non aggressione del 1941) e il giorno successivo lanciò un milione di soldati veterani del fronte orientale contro la Manciuria, dove erano di stanza circa 700 000 giapponesi. Entro una settimana la regione, la Corea settentrionale e Sachalin furono occupate; nelle Curili invece la resistenza nipponica fu più aspra, ma il 23 agosto furono parimenti conquistate. La vittoria riportata sulle truppe della Germania nazista, dell’Italia fascista e dei loro alleati ebbe però un elevatissimo costo in vite umane e distruzioni materiali: 25 568 000 di vittime, di cui 8 668 000 soldati e 16 900 000 civili, nonché la distruzione di 1 700 città, 70 000 villaggi e 32 000 imprese industriali.

A SETTEMBRE …

Il 17 settembre l’esercito sovietico invadeva a sua volta la Polonia da est e due giorni dopo si fermava all’incontro a Brest-Litovsk con quello tedesco. Germania nazista ed Unione Sovietica si dedicarono quindi il 28 settembre a definire nei dettagli la spartizione dell’Europa orientale secondo i criteri generali stabiliti dal patto Molotov-Ribbentrop: il confine fra le parti nel territorio polacco venne confermato e l’Unione Sovietica ebbe mano libera per occupare Lituania, Lettonia ed Estonia. Nel giugno 1940 l’Unione Sovietica invase e annetté Bessarabia e Bucovina settentrionale, sottraendole alla Romania. Per questi atti l’Unione Sovietica fu espulsa dalla Società delle Nazioni.

Agosto 1939

A metà agosto del 1939 la Germania nazista di Hitler propose all’Unione Sovietica un patto di non aggressione, preceduto da un accordo commerciale fra i due Paesi (quest’ultimo fu firmato a Berlino il 20 agosto 1939). Il 23 agosto veniva firmato a Mosca il patto di non aggressione fra Unione Sovietica e Germania nazista, che divenne famoso con il nome di patto Molotov-Ribbentrop. Il protocollo ufficiale prevedeva l’impegno, di ciascun Paese firmatario, a non attaccare l’altro. Inoltre, se una delle due parti fosse stata oggetto di aggressione da parte di una terza potenza, l’altro firmatario non avrebbe fornito all’aggressore alcun aiuto. Tuttavia il patto comprendeva anche un “protocollo segreto” che definiva fra le parti le rispettive sfere d’influenza nell’Europa orientale. Esso dava quindi mano libera all’Unione Sovietica per sottoporre a controllo le Repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia, Lituania e della Finlandia, stabilendo il confine delle rispettive aree di influenza nella frontiera settentrionale della Lituania.

Subito dopo l’Unione Sovietica comunicava a Francia e Gran Bretagna di considerare ormai inutili i colloqui a lungo portati avanti fra le tre potenze, per giungere a un accordo contro la Germania nazista. Fu il patto Molotov-Ribbentrop a dar mano libera ad Hitler per procedere all’invasione della Polonia, essendosi questi così garantito il non intervento dell’Unione Sovietica e avendo scongiurato il pericolo di dover combattere su due fronti (essendo allora Il Terzo Reich sprovvisto delle risorse economiche e militari necessarie ad un eventuale guerra su più fronti), nel caso d’intervento di Francia e Gran Bretagna a fianco della Polonia, quando questa fosse stata attaccata dalla Germania, il che avvenne già il 1º settembre di quell’anno senza una dichiarazione di guerra.

Dopo di LENIN

Dopo la morte di Lenin (avvenuta il 21 gennaio 1924), ci fu una lotta per la conquista del potere all’interno della leadership del partito tra chi sosteneva che per sopravvivere la rivoluzione avrebbe dovuto estendersi ai Paesi a capitalismo avanzato (soprattutto l’allora Repubblica di Weimar), consentendo così l’intervento armato della classe operaia di quei Paesi al fianco di quella russa per schiacciare i contadini, concepiti come intrinsecamente controrivoluzionari – così la pensava per esempio Trockij – e chi teorizzava la necessità, scaturita dal fallimento dei moti del 1919 in Germania e Ungheria (ma dai primi ritenuta incoerente con il principio marxista dell’internazionalismo), del “socialismo in un solo Paese”. Il segretario del partito Iosif Vissarionovič Džugašvili, meglio noto come Iosif Stalin, fautore del “socialismo in un solo Paese”, emerse come nuovo capo

E VENNE FONDATA L’URSS unione delle repubbliche socialiste sovietiche

La guerra finì con la vittoria dell’Armata Rossa e la fondazione dell’Unione Sovietica, il primo Stato socialista del mondo, il 30 dicembre 1922, sotto la guida di Lenin. L’Unione Sovietica succedette all’Impero russo, ma la sua estensione fu inferiore a causa dell’indipendenza ottenuta dalla Polonia, Finlandia e dei Paesi baltici e sancita dal trattato di Versailles. Nel 1924 il Regno d’Italia riconobbe ufficialmente l’Unione Sovietica.

un po’ di storia

La Russia fu uno dei pochi Paesi europei a non aver vissuto, nel corso del XIX secolo, una trasformazione in senso democratico e liberale delle proprie strutture economiche, sociali e politiche. Le tensioni tra le esigenze di cambiamento espresse da una parte della popolazione e un modello politico statico, basato su una monarchia autocratica, furono all’origine di tre rivoluzioni. La prima, senza esito, ebbe luogo nel 1905, successiva alla sconfitta nella guerra contro il Giappone. La seconda e la terza avvennero invece nel 1917, rispettivamente a marzo (febbraio secondo il calendario giuliano, seguito dalla Chiesa ortodossa russa ed a quei tempi in vigore in Russia) e novembre (ottobre), innescate da gravi problemi politico-sociali, da un diffuso malcontento nei confronti della monarchia e dalla tremenda crisi sofferta dall’Impero russo durante la prima guerra mondiale.